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Edizione 2012

 
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ANNO XXIII N. 31 (2012)

EDIZIONE ON LINE

Registrato al Tribunale di Firenze il 24 Aprile 1990 al n. 3961. Casella Postale 1215 - 50100 Firenze

direttore ALESSANDRO MAZZERELLI

 
 
     
  Riceviamo e  pubblichiamo....  
 

Maresca, 17 Aprile 2012

Lettera aperta al Governatore della Regione Toscana a proposito della Comunità Montana Appennino Pistoiese.

 

Egregio Governatore della Regione Toscana,

Le scrivo riguardo alla questione della Comunità Montana Appennino Pistoiese, ente dal quale sono stati rubati fondi per milioni di Euro, grazie a una gestione scellerata e delinquenziale, da parte di uno o forse più persone, ancora non è dato sapere, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo all’interno di questo ente completamente inutile, facendo ricevute con i fogliettini di carta per anni, presumibilmente con la connivenza di molti.

La politica e la democrazia si fondano su dei principi ben saldi, nonostante quello che si possa pensare, e il furto di denaro pubblico è un reato gravissimo, durante la rivoluzione francese punito anche, e giustamente, con la condanna a morte. Le Comunità Montane, così come lo smisurato potere dei politici, così come la sostanziale impossibilità di generare e applicare leggi giuste che puniscano i colpevoli di furti finanziari ai danni dello stato, ma in realtà del popolo, fanno parte del corredo di privilegi che non si rifanno ai principi che fondano le democrazie, ma a quelli che supportavano le monarchie assolute pre rivoluzione francese, nonché a quelli che davano fondamento a concezioni dello Stato di stampo nazifascista, di cui l’italia è maestra, visto che qui il fascismo è nato. Gli ammanchi plurimilionari (l’ammontare è in via di accertamento) nella Comunità Montana Appennino Pistoiese sono stati scoperti per caso, incredibile, mentre per 30 anni sindaci revisori ed altre autorità se ne dormivano beate o interessate, non è ancora dato sapere. Personalmente non credo assolutamente che questo possa essere avvenuto, ma le autorità competenti svolgeranno loro indagini. Ma le responsabilità politiche e morali sono plateali e inappellabili: questo sistema è marcio e incurabile. Ciò che appare evidente è che in questa questione ci sono state o connivenze, o teatrali incapacità di fare il proprio lavoro da parte di moltissime persone pagate profumatamente per controllare, o di politici che, nel migliore dei casi, non ci capiscono niente a fare il loro lavoro e che dovrebbero starsene chiusi a casa, come così in un democrazia sana dovrebbe convenire. Le ricordo che già negli anni scorsi un dirigente della Comunità Montana Appennino Pistoiese è stato processato e condannato per dei rimborsi gonfiati.

Questa Comunità Montana costa in affitti, stipendi, ristrutturazioni, benzina ecc. un patrimonio alle tasche del popolo, soldi pubblici che sono finiti in tasca a persone di un ente che non ha nessun senso di esistere. Nei territori dovrebbero avere la preminenza assoluta i Comuni. La crisi attuale non è economica, ma politica, e viene provocata da un disastro morale che ha fatto reso intoccabili le banche e i centri del potere criminale e reso onnipotente il sistema politico, che fatto proliferare provincie, enti inutili, comunità montane, che ha fatto raddoppiare o triplicare le competenze degli uffici, che consente la sopravvivenza assurda di consorzi di bonifica, di Camere di Commercio, che ha fatto privatizzare l’acqua. La democrazia si fonda sulla legalità, sulla trasparenza e sul buon uso del denaro pubblico in conformità alle esigenze della popolazione (non dei cittadini), non alle clientele dei politici che piazzano nello stato tutta la famiglia. La democrazia dovrebbe essere anche democrazia amministrativa, un principio che dovrebbe consentire per legge a tutti i cittadini, a rotazione, di sedere negli uffici pubblici e di certificarne l’operato dall’esterno. La nascita dello stato inteso non più come amministrazione popolare ma come casta formata da determinate persone ben identificabili, chiuse nei loro uffici kafkiani ormai degni di quelli di una monarchia assoluta, che lasciano fuori il popolo che deve solo pagare tasse ingiuste ed inique perché altrimenti è “evasore”, ha portato ad una situazione dove ormai la popolazione è diventata il terzo stato che deve arrangiarsi per portare a voi politici, che siete il primo stato, i soldi: perché voi quando vi alzate la mattina i vostri stipendi li avete già sicuri, male che vada stampate qualche buono del tesoro: noi dobbiamo andare a cercarceli al lavoro, se un lavoro troviamo, mentre imprenditori traditori e interessati solo a risparmiare qualche lira non facessero entrare rumeni, cinesi, turchi, africani, lasciando noi toscani a morire di stenti. Personalmente sono, e con altissimo vanto, e lo dico in piedi senza alcun timore, un indipendentista: la Toscana è una nazione da 2700 anni, e non prendo lezioni di democrazia da nessuna persona di nessun popolo. La Toscana è civiltà, è democrazia, è politica, è bellezza, è scienza.

Con questa mia Le chiedo di commissariare immediatamente la Comunità Montana Appennino Pistoiese, anche se a breve ci sarà il passaggio all’unione dei comuni, che speriamo non essere un altro modo di succhiare fondi con qualche “democratico” artificio. Le chiedo comunque di decretare questo commissariamento per dare un forte segnale morale alla popolazione, e di far si che la Regione toscana si costituisca parte civile contro coloro che hanno rubato i soldi del suo popolo. La Comunità Montana Appennino Pistoiese si è dimostrata negli anni un immondo buco di fondi, un luogo di decisione politica inutile che non serve a niente, uno schiaffo alla popolazione di un territorio che ha visto cannibalizzare le proprie possibilità, questione Europa Metalli in testa, senza dimenticare l’offesa criminale della ormai certa chiusura operativa dell’ospedale Pacini di San Marcello e dell’agonia della Ferrovia Porrettana, iniziata dal Granduca di Toscana, persona che almeno aveva a cuore le condizioni della popolazione.

Nel cimitero del mio paese c’è la tomba comune di alcuni partigiani. Hanno lottato per la libertà. Se essi siano stati comunisti, o no, o di qualsiasi fede politica siano stati, devo la mia libertà a loro. Altri partigiani in vita ho conosciuto: non avrei voluto che mi governassero, ma una cosa è certa, a tutti loro devo ciò che sono, di sicuro la possibilità di camminare a testa alta in Europa e nel mondo, di sicuro quella di poter leggere una stampa dove la verità può ancora essere detta. Posso parlare liberamente, e scriverLe questa lettera. La storia di uno di loro mi colpisce ancora: aveva 19 anni e fu rincorso dai nazisti nel bosco. Gli diedero la caccia come un cane fino a che non lo finirono come una bestia. Penso alla sua fuga e al suo terrore, inorridisco al pensiero di quello che può aver provato gli ultimi istanti della sua vita. Penso ai suoi passi ferito con le urla dei nazisti dietro, mentre lui sentiva finire il suo tempo. Penso a quando io avevo 19 anni, e al mio primo amore. La libertà che ci deriva dalla sua lotta è stata insudiciata, smerdata, offesa, dal questi (probabile il plurale) ladroni immondi che nella Comunità Montana Appennino Pistoiese si sono rubati milioni di euro, uno facendosi crociere su crociere e sperperando i nostri soldi. Il signore che ha fatto questi furti è reo confesso e gira impunemente in SUV, adesso gli hanno trovato pure lavoro, tanto per dare la cifra morale di questo paese ormai morente mangiato dal suo stesso tumore, e mentre usciva l’anno scorso la notizia dell’ammanco dalla Comunità Montana, il figlio, guarda un po’, apriva una pizzeria.  La gente così deve stare in galera. Altrimenti significa che i principi di giustizia sono stati cancellati. Se io rubo un panino mi mettono in carcere: questo signore non ha mai visto una caserma: è una vergogna riguardo alla quale voglio sentire la sua voce forte e chiara, Governatore.

Quando nei mesi scorsi alcuni pazzi hanno massacrato dei Carabinieri a Sorano, la magistratura, giustamente, ha confiscato come atto preventivo i beni delle famiglie di queste belve, che a mio avviso non meritano di vivere. E bene ha fatto. Perché lo stato italiano non sequestra tutti i beni di questo reo confesso? Forse perché costui deve tacere, e fare ordinatamente il capro espiatorio?

Lei ultimamente è stato in Vietnam a inaugurare una fabbrica della Piaggio. E’ la mondializzazione, si dice. No, è uno schifo. Il Vietnam è una lurida dittatura comunista che dovrebbe essere cancellata dal pianeta e un paese democratico dovrebbe impedire alle proprie aziende di commerciare con i criminali di una dittatura. Il Vietnam è lontano, i soldi per andarci dovevano servire a darli a quelle persone, oneste, toscanem pensionate, che vanno a mangiare a Firenze in quelle che sono ormai mense dei poveri. Persone che lo stato italiano, mentre i cinesi mafiosi girano con macchine da 40.000 euro senza pagare una lira di tasse, fanno morire per legge con pensioni di 500 euro al mese. Vergogna. Le chiedo dunque di fare un bel gesto, visto che la Montagna Pistoiese è a un’ora di macchina da Firenze, che dia respiro ai democratici onesti come me e a tutti coloro che lavorano, se possono, e che non hanno mai rubato una lira: venga in questo territorio far sentire che la sua carica ha un alto valore morale e che rappresenta una terra realmente culla di civiltà: commissari immediatamente la comunità montana e chiuda la bocca a questo ente inutile che non è nemmeno in grado dopo tantissimi anni di fare un bando per riaffidare il Vivaio di Maresca (che non si capisce perché non debba funzionare come vivaio, visto che sembra che sia avvenuto l’acquisto da parte della Comunità Montana di decine di migliaia di piantine di faggio per la Foresta del Teso, sempre di Maresca), struttura in pratica abbandonata a se stessa da questi incapaci di politici locali che normalmente sanno solo prendere lo stipendio e le telefonate dalle segreterie dei loro partiti di Firenze e Pistoia, ma che nel mondo reale non saprebbero trovare lavoro probabilmente da nessuna parte. Salvo qui sentirsi dei in terra nel trattare il popolo come gente inferiore.

La lascio facendoLa pensare a quel ragazzo che correva con i nazisti dietro le spalle, sapendo di morire. La sua lapide vicino alla Casetta dei Pulledrari nella Foresta del Teso sopra Maresca giace dimenticata. Immagini, La prego, con me l’ultima raffica di mitra, il suo terrore di ragazzo. Il suo sangue scorreva sull’erba del bosco, fertile lavava il cancro dei fascisti italiani, nomi e cognomi italiano che avevano aperto la porta ai nazisti. La Repubblica alla quale voi vi rifate è nata da quel sangue vivo, solo da quello. Pensi alla sua giovinezza. Nei palazzi della Repubblica Italiana, che metto in lettera maiuscola soltanto per il sacrificio di chi ha lottato davvero per averla e difenderla, mi vengono in mente Nicola Calipari, i giudici Falcone e Borsellino, le vittime della strage di Brescia, di Piazza Fontana,  di Sant’Anna di Stazzema, di Viareggio, del Moby Prince, di Bologna, dell’Italicus, di Ustica. Nessun colpevole. Ma a volte i morti sono più vivi dei vivi. Essi chiedono, in silenzio, giustizia. Uno stato che mette gli omissis nei procedimenti di strage si è condannato a morte. Uno stato che non punisce con estrema durezza chi ruba i soldi del popolo, si è messo il cappio intorno al collo.

Sono personalmente contrario alla pena di morte inflitta da una stato: ma a volte ci si deve prendere la responsabilità di togliere dal mondo persone che è del tutto evidente che non debbano esistere nell’orizzonte della democrazia e che di essa sono cancro violento e metastatico. Il fascismo e il nazismo sono sopruso, violenza, mafia, furto, sopraffazione dell’uomo sull’uomo: queste sono le sue essenze intime, interiori, e sono frutto diretto del delirio di onnipotenza, che è a sua volta malattia mentale pura, assoluta. Assoluta come una monarchia, come una casta politica alla quale non frega più niente delle persone.

Spero che Lei non lasci cadere nel vuoto questo mio personale e sincero appello, che in nome del popolo che governa venga nel nostro territorio a dire parole chiare e inequivocabili.

Carlo V.

51028 Maresca (Pt)

 

 
 
 

Comunicato Stampa - Aggressione in piazza Giorgini - Firenze

 
 

Il MAT – Movimento Autonomista Toscano esprime la propria solidarietà ai 2 ragazzi di 19 e 18 anni che, nella notte tra il 9 e il 10 aprile, sono stati selvaggiamente aggrediti senza motivo da un ghanese clandestino in Piazza Giorgini a Firenze, ennesima nefasta conseguenza dell’invasione extracomunitaria che denunciamo da ben 23 anni.

Il silenzio degli organi di informazione e della politica è stato ancora una volta a dir poco assordante, come sempre accade in questi casi.

Non può che essere così, visto che, come abbiamo più volte ribadito:

-          c’è chi parla di “sicurezza” per sfruttare manodopera a basso costo

-          c’è chi parla di ”accoglienza” per avere nuovi voti;

-          c’è chi parla di “carità cristiana” per avere nuovi fedeli;

 

ma nessuno vuole realmente fermare l’aggressione ai danni della nostra gente.

 

Il MAT – Movimento Autonomista Toscano dal 1989 è l’unica voce che esige:

 

-          il blocco totale dell’immigrazione;

-          la tutela dei nostri Ultimi, le nostre giovani coppie, i nostri bambini, i nostri ammalati, i nostri disoccupati, i nostri disabili, i nostri anziani;

-          la precedenza dei residenti per alloggi, posti di lavoro, posti negli asili, prestazioni sanitarie;

-          la protezione dell’artigianato, dell’agricoltura e della piccola e media impresa dalla sleale concorrenza straniera.

Firenze, 13 aprile 2012

Movimento Autonomista Toscano

 
 
  Ma e' proprio vero che a fare la spesa al Supermercato si risparmia?  
 

Quando si tratta di fare acquisti, parlo della spesa di tutti i giorni, la gente si reca normalmente al supermercato (quello che chiamiamo Supermarket). Non nascondo che di regola lo faccio anch’io. Il perché è ovvio: si è tutti convinti che al supermercato si risparmi.

Sorge però una domanda: sarà vero? Non si pensa che dai nostri cari vecchi negozianti si trova una qualità e una garanzia di provenienza della merce anche a “ km zero” che spesso manca nella grande distribuzione?. È innegabile che a volte i prezzi dei negozi tradizionali siano leggermente più alti che altrove, ma la migliore qualità alla lunga paga.

Da rilevare poi, è un altro fatto. Il modo in cui la merce è disposta nei locali dove si svolge la grande distribuzione (dagli ormai abituali supermercati ai grandi centri commerciali) ha in pratica un solo scopo: invogliare il cliente ad acquistare non solo ciò che serve veramente, ma anche il superfluo. Un po’ come negli autogrill delle autostrade: dopo aver preso un caffè o aver fatto una veloce colazione, bisogna passare in mezzo a due ali di merce esposta, se si vuole uscire. Viene da pensare, quindi, che è proprio il superfluo a fare spesso la differenza per le casse dei venditori, quando alla fine della giornata si tira una riga e si fa il totale…

 
 
  …per chi ancora crede nella diversità morale e politica della lega nord……  
 

"Lega, affari sporchi per finanziare i Bossi" I pm: "Soldi utilizzati anche per ristrutturare la casa di Gemonio"

PAOLO COLONNELLO

Milano

 
 

Almeno a partire dal 2010, centinaia di migliaia di euro, provenienti dai rimborsi elettorali della Lega Nord e indicati falsamente nei bilanci, sono stati usati «per pagamenti e impieghi, anch'essi non contabilizzati o contabilizzati in modo non veritiero» finalizzati ad «esborsi effettuati per esigenze personali di famigliari del leader della Lega Nord» Umberto Bossi.

«Si tratta di esborsi in contanti o con assegni circolari o attraverso contratti simulati» che sarebbero servirti per l'acquisto di case (una in piazza Cinque Giornate a Milano, a due passi da palazzo di Giustizia, valore un milione di euro), auto, viaggi, alberghi, cene dei figli del leader del Carroccio, di sua moglie e della senatrice Rosi Mauro, ex vicepresidente del Senato e segretario generale del Sinpa, il sindacato padano, nonché considerata a capo del cosiddetto «cerchio magico», la cerchia ristretta che avrebbe da tempo preso la leadership del partito.

In particolare, vi sarebbero stati versamenti anche per pagare la campagna elettorale del «Trota», ovvero del primogenito di Bossi, Renzo, e perfino per ristrutturare la villa del leader a Gemonio. Ciò nonostante, «allo stato non vi sono evidenze» che Bossi sia stato compartecipe di questa «spoliazione» del partito e per questo, spiegano in Procura, non è stato iscritto sul registro degli indagati. Non è escluso però che debba essere presto sentito come testimone visto che in un’intercettazione si parla chiaramente di spese che avrebbero finanziato «i costi della famiglia».

Piuttosto, a consentire questo flusso di denaro illecitamente sottratto dalle casse della Lega, secondo le accuse della Procura milanese, sarebbe stato il segretario amministrativo del Carroccio ed ex sottosegretario alla semplificazione nell’ultimo governo Berlusconi, Francesco Belsito, indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio, nonché fortemente sospettato per contatti con personaggi della malavita organizzata calabrese e per questo, da ieri sera, dimissionario.

L'uomo dalla doppia laurea falsa, ex autista e buttafuori, assurto ai vertici della politica italiana come sottosegretario e tesoriere della Lega nonché vicepresidente di un colosso come Fincantieri, è il vero epicentro del terremoto che ieri ha travolto il Carroccio, con le perquisizioni iniziate all'alba della sede di via Bellerio e l’interrogatorio di diversi funzionari e dipendenti del partito tra cui Daniela Cantamessa, una delle segretarie di Bossi.

Secondo gli inquirenti la gestione allegra di Belsito dei fondi del movimento padano, sfociata nella controversa operazione di investimenti in Tanzania, nel fondo Krispa a Cipro e in corone norvegesi, avrebbe da una parte sottratto denaro alla stessa Lega, che risulta dunque come parte lesa, e dall'altra falsificato i bilanci del partito per percepire rimborsi elettorali (18 milioni di euro l’ultimo incasso nell’agosto del 2011) a fronte di «una validazione del rendiconto 2010 sul quale vi è prova di falsità».

Personaggio poliedrico questo Belsito: sottosegretario di Calderoli, tesoriere della Lega ma anche intermediatore di affari per nulla chiari. Come per la vicenda che coinvolge la multinazionale francese di energie rinnovabili e servizi ambientali e ospedalieri Siram spa, che secondo le accuse avrebbe percepito rimborsi pari a cinque milioni di euro non dovuti dallo Stato attraverso crediti d'imposta, grazie a un giro di fatture false emesse da società di Stefano Bonet, già finito sotto inchiesta per una truffa ai danni dello Stato e in affari con l’ex ministro «meteora» Aldo Brancher.

Sarebbe stato Bonet a occuparsi degli investimenti architettati da Belsito all'estero per far sparire, a partire dal 14 dicembre scorso, i soldi della Lega, con l’aiuto dell’operatore finanziario Paolo Scala: in tutto circa 6 milioni di euro che ora la Procura considera una «appropriazione indebita». E da Bonet, Belsito avrebbe ricevuto anche una consistente somma (150 mila euro) nascosta dentro un cappello e in una borsa per le bottiglie di vino.

Secondo una relazione dei carabinieri del Noe (il nucleo operativo ecologico guidato dal mitico «capitano Ultimo», ovvero il colonnello Sergio De Caprio), che ieri hanno eseguito insieme alla Gdf le perquisizioni in via Bellerio, sarebbero emersi «elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuto nella più completa opacità fin dal 2004 e comunque, per ciò che riguarda Belsito fin da quando questi ha cominciato a ricoprire l'incarico di tesoriere». Con la presentazione cioè di una falsa rendicontazione sui bilanci di partito per usufruire dei rimborsi elettorali.

L'inchiesta in realtà ha una triplice testa e coinvolge anche le Procure di Napoli e la distrettuale antimafia di Reggio Calabria per i contatti intrattenuti da Belsito con esponenti della malavita organizzata, attraverso un intermediatore ligure, Romolo Girardelli, sfociate in alcune operazioni di sospetto riciclaggio in Svizzera con la cosca reggina dei De Stefano.

Proprio da un'intercettazione della Procura di Reggio salta fuori il nome del tesoriere della Lega, pescato al telefono mentre chiede il supporto di una società fiduciaria con sede a Lugano, la Doge sa, «per la predisposizione di strutture societarie attraverso le quali giustificare il trasferimento all’estero di denaro detenuto in Italia».

Perché, iniziano a chiedersi gli investigatori, il tesoriere della Lega cerca questi contatti? Parte da qui l'indagine che poi viene trasferita in parte a Milano dove, nel frattempo, un militante leghista ha presentato una denuncia sui milioni di euro stornati dal patrimonio del Carroccio per gli investimenti in Tanzania, Cipro e Danimarca. Ed è solo l'inizio.

Tratto da www.lastampa.it